Come il personal branding può aiutarti a vendere e trovare lavoro (in 12 statistiche)

Come il personal branding può aiutarti a vendere e trovare lavoro (in 12 statistiche)

Il personal branding non è più un optional: promuoversi online è diventato un vero e proprio requisito fondamentale. Ecco perché.

Spesso, riusciamo ad avere solo un'idea vaga di come il personal branding possa migliorare la nostra carriera o l'immagine dell'azienda che dirigiamo.

Spesso, riusciamo ad avere solo un’idea vaga di come il personal branding possa migliorare la nostra carriera o l’immagine dell’azienda che dirigiamo. Non sappiamo, infatti, come questi aspetti siano in relazione tra di loro. Riusciamo ad afferrare il concetto che, in qualche modo, promuoversi online sia una buona cosa. Ma diventa difficile dire come questo influenzi nel concreto la nostra vita.

C’è chi ha provato a rispondere a questo dubbio, raccogliendo una serie di statistiche affidabili che dimostrano in che termini – misurabili – il personal brandig aiuti l’azienda.

Eccone una carrellata.

Per rilanciare il messaggio dei brand

Da sempre, i marchi aziendali tentano di mostrare il proprio lato umano. Ecco perché una vera e propria personalizzazione del brand può essere attuata quando sono gli impiegati stessi a farlo. Ed è anche tremendamente efficace:

  • Sui social network, quando i dipendenti rilanciano i contenuti aziendali il reach medio dei post viene incrementato del 561%. (Dato MSL Group)
  • Sempre sui social, il messaggio di un brand viene rilanciato 24 volte più spesso se prima è ri-condiviso da un impiegato. (MSL Group) L’engagment totale aumenta invece di 8 volte (Dato: Social Media Today)
  • Un dipendente ha in media 10 volte più follower di un network aziendale. In più, il 90% della sua audience sarà completamente nuova per il brand. (Dati: Cisco)
  • Il 52% dei consumatori si fida più di un impiegato di medio livello che di un amministratore delegato (Dati: Edelman Trust Barometer)

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Per vendere

Quarantotto miliardi di euro: tanto valgono le recensioni delle persone online. Solo nel settore del turismo. La statistica è di TripAdvisor (anni 2009-2014). Il dato sottolinea come siano le persone a influenzare gli acquisti, non tanto il marketing tradizionale. Almeno online.

  • L’83% delle persone provenienti da 60 Paesi nel mondo si fida delle raccomandazioni di amici e parenti, quando deve effettuare un acquisto. Il 66% si fida delle opinioni dei consumatori online, anche se non li conosce. (Dati: Nielsen)
  • I lead generati dagli impiegati sui social generano 7 volte più conversioni rispetto ad altre fonti (Dato: IBM)
  • Il 72% dei venditori che ricorrono ai social media per promuovere i propri prodotti ottiene performance migliori rispetto ai propri pari. (Dato: Social Media and Sales Quota Survey)

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Per farsi assumere

Non solo in azienda: il personal branding online è utile anche per farsi notare dai recruiter e dai potenziali clienti, per farsi assumere per incarichi temporanei o in maniera definitiva. Anche perché, sui social, passa ormai buona parte dell’attività degli HR Manager mondiali.

  • Il 70% dei responsabili delle risorse umane in 24 Paesi del mondo utilizza i social in ufficio, per lavoro, ogni giorno. (Dato: Adecco)
  • I selezionatori giudicano severamente gli errori grammaticali sui profili social dei candidati: lo fa il 72%. (Dato: Jobvite)
  • Il 51% delle organizzazioni italiane ha previsto, nel 2016, un budget dedicato a nuove iniziative digitali per la ricerca e selezione del personale (Dato: Osservatorio HR Innovation Practice)
  • Il 78% dei selezionatori – a livello globale – trova il proprio candidato ideale attraverso la propria rete di contatti e le referenze. Ma il 56% dichiara di trovarlo grazie ai social network. (Dati: Jobvite)
  • La reputazione online dei potenziali candidati influenza le decisioni dei selezionatori nell’85% dei casi (Dato USA: Job-hunt)

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Come il personal branding può aiutarti a vendere e trovare lavoro (in 12 statistiche)

di Gennaro Sannino Tempo di lettura: 2 min
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