Congedo parentale: quali sono i Paesi al mondo più o meno family-friendly?

Congedo parentale: quali sono i Paesi al mondo più o meno family-friendly?

Quali nazioni offrono le migliori condizioni ai neo-genitori che lavorano? Lo svela un report Unicef.

«Per lo sviluppo mentale - e quindi per il futuro - dei bambini, non esiste periodo più critico dei primi anni di vita. Abbiamo bisogno che i govern

«Per lo sviluppo mentale – e quindi per il futuro – dei bambini, non esiste periodo più critico dei primi anni di vita. Abbiamo bisogno che i governi provvedano ai genitori il supporto di cui hanno bisogno per creare un ambiente formativo per i propri bambini piccoli. E abbiamo bisogno del supporto e dell’influenza del settore privato perché questo accada».

Queste le parole di Henrietta H. Fore, Direttore Generale dell’UNICEF, organizzazione che da anni si occupa del benessere dei più piccoli. Benessere che parte dai genitori e dalla loro disponibilità a star vicino ai neonati il più possibile.

In un report uscito quest’anno, l’UNICEF ha stilato una sorta di “classifica” su alcuni dei migliori Paesi al mondo per i genitori. Tra le politiche “family-friendly” considerate, l’organizzazione ha dato grande peso ai congedi parentali pagati, così come ai servizi per l’infanzia offerti ai genitori (almeno fino al sesto anno di età) e ai congedi temporanei per allattamento alle mamme. Questo tipo di policy, secondo l’organizzazione, servono a “rinforzare il legame tra genitori e bambini, che è critico per lo sviluppo delle famiglie, così come di società coese”.

Secondo il report, c’è ancora molto da fare. Solo la metà dei Paesi offrono almeno sei mesi di maternità a paga piena per le neo-mamme. Molte sono le nazioni che non assicurano nemmeno un giorno ai papà, mentre gli Stati Uniti sono l’unico Paese (tra quelli considerati) a non offrire nemmeno un giorno di congedo pagato a nessuno dei due genitori.

La maternità

Tra i quarantuno paesi analizzati dall’Ufficio Ricerche Unicef, è l’Estonia a risultare prima per congedo di maternità, con ben 85 settimane totali per le neo-mamme, a paga piena. Seguono l’Ungheria, con 72 settimane, e la Bulgaria con 65 settimane.

Nel ranking l’Italia risulta 24esima, con 25 settimane di congedo per le neo-mamme. La grafica, creata da BBC sui dati Unicef, offre un colpo d’occhio sulle 41 nazioni analizzate dal report: in verde, le settimane di congedo per le madri, in viola quello per i padri.

Come accennato, l’analisi riguarda anche altri fattori, tra cui i servizi per l’infanzia (come per esempio la diffusione degli asili nido). In questo caso, a “vincere” la classifica dei migliori Paesi per i genitori è – come ampiamente prevedibile – la Scandinavia: in generale Svezia e Norvegia si piazzano infatti ai primi due posti se consideriamo tutti gli indicatori dell’UNICEF. Segue l’Islanda.

Qui l’Italia si piazza diciannovesima.

Il congedo per i papà

Mentre molto spesso (a ragione) ci si concentra sul congedo di maternità, resta fondamentale anche quello per i neo-padri, che sono oggi sempre più coinvolti nelle prime cure ai neonati. Almeno in occidente. Malgrado abbiano i congedi per papà più lunghi al mondo, i lavoratori maschi di Giappone e Corea del Sud raramente ne usufruiscono.

Nel Paese del Sol levante, per esempio, sono 30 le settimane di congedo pagato per i neo-padri. Le statistiche Unicef (riferite al 2017), ci dicono però che solo una persona su venti ne usufruisce effettivamente. In Corea, i lavoratori hanno diritto a 17 settimane, ma solo il 17% ne ha effettivamente usufruito nel 2018 e solo dopo la messa in campo da parte del governo di una campagna di sensibilizzazione per spingerli a farlo.

Sono più brevi i congedi per papà in Europa, ma sono molti di più i lavori che vi ricorrono. In Norvegia e Svezia – dove le settimane sono 9 e 10, rispettivamente – quasi tutti i papà scelgono di usufruire del congedo. Tra le nazioni europee, il Portogallo concede un periodo più lungo per restare con i propri bambini (12), mentre la Svizzera è l’unica a non avere questa misura.

La situazione in Italia

Come abbiamo accennato, l’Italia non è una prima scelta nelle politiche per le famiglie. La maternità è di 25 settimane, corrispondenti a circa cinque mesi. Le neo-mamme italiane possono scegliere di dividere il proprio periodo di “astensione obbligatoria dal lavoro” (come lo nomina l’INPS) in due modi:

  • Due mesi prima del parto e tre dopo;
  • Un mese prima del parto e quattro dopo.

La seconda opzione prende il nome di flessibilità e può essere scelta a determinate condizioni (quando per esempio la neo-mamma non fa un lavoro molto pesante). Durante il congedo, la lavoratrice percepisce un’indennità economica dell’80 per cento rispetto all’ultimo periodo di paga. In base a diverse forme di contrattazione – per esempio quelle relative ai dipendenti pubblici – l’indennità può arrivare al 100 per cento.

È per i papà, soprattutto, che la situazione si differenzia molto rispetto ai Paesi primi della classe per leggi family-friendly. I neo-padri hanno infatti diritto a un “congedo obbligatorio” per le nascite di soli quattro giorni, aumentato a cinque nel corso del 2019 (ma solo temporaneamente: quindi si attende una proroga o la definitiva approvazione del nuovo termine). Il padre lavoratore dipendente ha diritto a un’indennità giornaliera pari al 100 per cento della retribuzione, a carico dell’INPS.

Per i genitori italiani esiste poi il cosiddetto “congedo parentale”. Questo ulteriore periodo di astensione dal lavoro è facoltativo – a differenza di quelli visti in precedenza. I genitori possono usufruirne fino al dodicesimo anno del bambino. Complessivamente, papà e mamma possono “dividersi” dieci mesi di congedo, con un’indennità pari al 30 per cento della retribuzione media giornaliera. I mesi possono salire a 11, nel caso in cui il padre si astiene dal lavoro per un periodo di almeno tre mesi.

Esistono poi i casi in cui il privato si fa carico dei congedi per i genitori. Succede per esempio in Oberal, azienda tessile con sede a Bolzano, di cui abbiamo parlato qui: Come il Gruppo Oberalp accelera sulla sostenibilità ambientale in 5 mosse

Le raccomandazioni dell’Unicef

Oltre a realizzare il report che fotografa lo stato dell’arte delle politiche per la famiglia nei diversi Paesi OCSE, l’Unicef ha anche stilato una serie di raccomandazioni per migliorare le proprie politiche da questo punto di vista.

Questo perché persino “le nazioni più ricche al mondo falliscono nell’offrire soluzioni complessive a tutte le famiglie”. E mentre ci sono alcuni Paesi che fanno meglio di altri, nessuna delle 41 nazioni considerate viene promossa a pieni voti dall’organizzazione.

Ecco i consigli dell’Unicef per migliorare la situazione:

  • Creare congedi parentali a pagamento sia per le madri che per i padri, quando sono ancora assenti
  • Rimuovere le barriere sul posto di lavoro che scoraggiano i genitori dal godere a pieno dei congedi parentali, soprattutto nei casi dei papà
  • Offrire a tutti i bambini servizi di assistenza all’infanzia che siano di elevata qualità, appropriati per ogni fascia di età e soprattutto economicamente sostenibili per le famiglie di ogni estrazione
  • Assicurarsi che le madri possano usufruire di permessi speciali per l’allattamento anche dopo il ritorno al lavoro, considerando anche le infrastrutture necessarie (luoghi dove conservare in maniera appropriata il latte materno, per esempio)

Raccogliere dati sulla situazione delle famiglie in modo da implementare normative sempre più utili per i neo-genitori che lavorano.

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0

Congedo parentale: quali sono i Paesi al mondo più o meno family-friendly?

di Gennaro Sannino Tempo di lettura: 5 min
0