Dilan Bartolini campione di eSport racconta perché i videogame sono diventati un lavoro

Dilan Bartolini campione di eSport racconta perché i videogame sono diventati un lavoro

Dilan Bartolini, 19enne, stabilmente tra i top 10 italiani oggi di eSport, campione di OverWatch, racconta come è nata la sua passione per i videogiochi e come l’ha trasformata in un lavoro.

Avevo sette anni e giocavo con il pc di mio fratello, un Windows 98. A 12 anni ho avuto in regalo da mia madre il mio primo pc e da lì i videogame son

Avevo sette anni e giocavo con il pc di mio fratello, un Windows 98. A 12 anni ho avuto in regalo da mia madre il mio primo pc e da lì i videogame sono diventati il mio primo passatempo. Appena è uscito League of Legends ho iniziato a partecipare alle prime sfide e migliorarmi. Intanto guardavo giocare i campioni per imparare i segreti  e capire come diventare come loro.

La passione mi portava ad allenarmi per tante ore al giorno. Nel frattempo, giocando riuscivo a vincere e ad ottimizzare il mio stile di gioco. Ho capito di essere bravo ai tornei che partecipavo. C’erano tante persone a guardarmi. I montepremi in palio mi hanno permesso di mettere da parte qualcosina.

La chiave per riuscire?  Gestire lo stress

Il mio obiettivo non è mai stato farmi notare, ma migliorarmi costantemente. Quando inizi ad essere bravo poi ci sono persone che parlano di te nell’ambiente. Oggi ci sono anche alcuni che monitorano i talenti, un po’ come i procuratori del calcio. Poi partecipi agli eventi dove ti fai conoscere di persona, ti vedono, fai dei provini e se dimostri di essere bravo, allora ti prendono con te. Devi dimostrare di saper reggere lo stress di una competizione. Una cosa è essere bravi a casa propria, altra è stare in mezzo a tanta gente e mantenere la calma.

8 ore di allenamento al giorno

Mi alleno anche otto ore al giorno. Non è un sport che richiede molti requisiti a livello motorio, ma l’allenamento è soprattutto psicologico. Devi abituare la mente a restare concentrata anche sotto sforzo. I migliori giocatori sono quelli capaci di fare autocritica e di “visualizzare” i propri errori. E soprattutto, come in ogni sport, bisogna saper perdere e non arrabbiarsi mai. Una volta smaltita la rabbia della sconfitta devi allenarti sempre di più, trovare una costante motivazione.

Guadagni come un part-time, ma puoi diventare ricco

I guadagni oggi sono quelli di un part-time. Poi dipende, è un ambito molto meritocratico, più vinci più guadagni. Se punti all’estero lì le cose cambiano, ci sono tornei con montepremi complessivi anche di 20 milioni di dollari (come quelli dedicati a Dota 2, ndr).

Per riuscire ad avere successo? Il segreto è racchiuso in una sola parola e si chiama “sacrificio”. Se hai un obiettivo non devi mai arrenderti. Se sei convinto devi dare il tutto per tutto. Sacrificarsi significa rinunciare a volte alle uscite con amici, per esempio.  Ma se sei convinto devi essere pronto a dare il tutto per tutto.

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Focus sugli e-Sport, un mercato di 1 miliardo di dollari

Forse non tutti ci credono, ma giocare ai videogame è ormai diventato un lavoro a tutti gli effetti. Proprio alla pari del calcio, gli eSport sono una vera e propria professione che vede protagonisti ragazzi giovanissimi che si sfidano da soli o in squadra, si allenano duramente per partecipare a tornei che mettono a disposizione anche guadagni milionari.

Sono incredibili i numeri del fenomeno: le competizioni per atleti dei videogiochi sono un business destinato a raggiungere un valore di 1 miliardo di dollari nel 2019.

Come un vero e proprio sport ci sono allenatori, squadre, sponsor (Intel, Coca-Cola, Mastercard… solo per citarne alcuni), tornei internazionali e un pubblico di appassionati: si calcola che i tifosi siano più di 250 milioni in tutto il mondo.

I Paesi dove il fenomeno è più sviluppato sono gli Stati Uniti, inseguiti alla Cina e dall’Europa. Tra i gamer, l’uomo dei record è Peter “ppd” Dager, americano, 24 anni, ha incassato premi per 2,6 milioni di dollari.

Anche in Italia le cose iniziano a muoversi velocemente. Nel settembre scorso si è tenuto a Roma il primo torneo di League of Legend italiano che segue la nascita nel 2014 di GEC, Giochi elettronici competitivi, l’associazione di eSport riconosciuta anche dal CONI.

Se i riflettori sono puntati sul fenomeno anche in Italia lo si deve all’attività di tanti ragazzi che battono record su record, in Italia e nel mondo. Il più noto è Alessandro “stermy” Avallone che si posiziona al 221esimo posto dei migliori giocatori al mondo e ha incassato quasi 200mila euro nelle competizioni.

Avallone è oggi il modello per tutta una nuova generazione di talenti che si allenano duramente per sperare di competere nei più grandi tornei internazionali.

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Dilan Bartolini campione di eSport racconta perché i videogame sono diventati un lavoro

di Giancarlo Donadio Tempo di lettura: 3 min
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