Il caffè è una passione italiana. E in particolare lo è l’espresso. Secondo Coffee Monitor, il focus dell’Osservatorio di Nominsma dedicato alla bevan
Il caffè è una passione italiana. E in particolare lo è l’espresso. Secondo Coffee Monitor, il focus dell’Osservatorio di Nominsma dedicato alla bevanda, il 95% degli italiani beve abitualmente caffè. Soprattutto espresso, scelto dal 93% dei consumatori. Il caffè americano o d’orzo è scelto solo dal 7%.
La maggior parte, il 58%, ne beve 1 o 2 tazzine al giorno. Il 77% beve un espresso al mattino appena sveglio. La spesa media in caffè è di 260 euro annui pro-capite.
Ma tutto questo caffè fa bene? Fino a qualche anno fa, la bevanda godeva di pessima stampa. Ma numerosi studi hanno ultimamente riabilitato i benefici del caffè.
L’ultimo, una ricerca del Krembil Brain Institute della University of Toronto che ha scoperto una sostanza che aiuterebbe il cervello a funzionare meglio.
Ecco quale.
Lo studio
Fino a oggi il consumo di caffè è stato correlato sia a effetti benefici che a rischi per la salute. Tra i primi troviamo per esempio una certa prevenzione del diabete di tipo 2 e una protezione contro malattie al fegato e al cuore. Tra i possibili rischi, invece, correlati col consumo eccessivo della bevanda, ricordiamo l’ipertensione e l’ansia.
Un’analisi sul moderato consumo di caffè, condotta nel 2016 dalla University of Ulster di Coleraine, ha dimostrato che i benefici “superano ampiamente” i rischi potenziali.
Tra gli altri, di recente è stato scoperto che il caffè avrebbe importanti effetti benefici sulla mente, proteggendo da malattie neuro generative.
In particolare, i ricercatori del Krembil Brain Institute hanno condotto un’indagine per studiare la correlazione tra il consumo di caffè e una migliore salute neurologica.
Pubblicato su Frontiers in Neuroscience, lo studio ha concluso che esiste una correlazione tra la bevanda e la protezione da malattie come Alzheimer e Parkinson.
«Sapevamo che il consumo di caffè avesse una certa correlazione con il minor rischio di sviluppare queste due malattie – spiega Donald Weaver, co-direttore del Krembil Brain Institute e uno degli autori dello studio – Volevamo però cercare di capire il perché: quali elementi del caffè sono coinvolti nel processo e in che modo possono aiutare a mitigare il declino cognitivo correlato all’età».
E i ricercatori hanno avuto successo. Anche se stavolta la caffeina non c’entra nulla, come forse qualcuno si aspetterebbe: sono altri gli ingredienti da tenere d’occhio.
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Il segreto del caffè non è la caffeina
I ricercatori hanno individuato nei fenilindani il componente chimico che aiuterebbe a prevenire Alzheimer e Parkinson.
I fenilindani sono dei composti prodotti durante il processo di tostatura dei chicchi di caffè. E infatti, secondo le analisi di Weaver e soci, più il caffè è tostato, maggiori sarebbero i benefici per la mente. Mentre non ci sarebbero differenze tra quello normale e il decaffeinato (proprio perché la caffeina non avrebbe un ruolo neuro protettivo).
Il team di ricercatori ha infatti esaminato gli effetti di tre tipi di caffè. Tostato leggero, tostato scuro e tostato scuro decaffeinato. Per il dottor Ross Mancini, membro del team, un altro dei ricercatori coinvolti, i caffè scuri, più tostati, contengono maggiori fenilindani.
Tali composti inibiscono l’aggregazione di due frammenti proteici, tau e beta-amiloide, che sarebbero coinvolti nello sviluppo di Parkinson e Alzheimer.
«Abbiamo scoperto quindi che i fenilindani sono degli inibitori duali: molto interessante, non ce l’aspettavamo», ha spiegato Weaver.
Se vi state chiedendo se il caffè, o un farmaco a base di fenilindani, possano aiutare a curare chi soffre di una malattia neurodegenerativa, la risposta è: è ancora troppo presto per dirlo:
«Con il nostro studio abbiamo raccolto evidenze epidemiologiche e le abbiamo studiate, dimostrando che questi componenti presenti nel caffè hanno effettivamente dei benefici nel rallentare il declino cognitivo. È molto interessante, ma non stiamo suggerendo che il caffè sia una possibile cura. Assolutamente no».
È questo il commento finale di Ross Mancini, co-autore dello studio e ricercatore di neurobiologia dell’Università di Toronto.
10 alimenti che aiutano il cervello
Prima di bere litri di caffè, è quindi importante sapere che una sola ricerca scientifica non basta per raccontare tutta la storia. E che, in ogni caso, la moderazione è sempre un’ottima idea, soprattutto quando si tratta di mangiare e bere.
A proposito di cibo, all’interno di una dieta sana ed equilibrata, con un’adeguata attività fisica, possiamo provare a inserire maggiori quantità di alcuni di questi 10 cibi, raccomandati da BBC per migliorare la salute del cervello.
- Grani integrali: possono aiutare la concentrazione
- Pesce ricco di omega-3 (come il salmone): può promuovere un migliore funzionamento del cervello
- Mirtilli: possono aiutare con la memoria a breve termine
- Pomodori: possono prevenire i danni dei radicali liberi
- Uova: pare aiutino a ritardare il restringimento del cervello, insieme ad altri alimenti ricchi di vitamine B6, B12 e acido folico
- Ribes nero: aiuterebbero a ridurre ansia e stress
- Semi di zucca: un aiuto per la memoria e l’umore
- Broccoli: pare aiutino ad aguzzare l’ingegno
- Salvia: per migliorare memoria e concentrazione
- Frutta secca: per proteggere le funzioni cerebrali
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