Mercatini dell'usato, siti di vendita online, Onlus. I canali di vendita di mobili e suppellettili di seconda mano sono ormai in crescita. Si stima
Mercatini dell’usato, siti di vendita online, Onlus. I canali di vendita di mobili e suppellettili di seconda mano sono ormai in crescita. Si stima che entro il 2025, il mercato dell’arredo usato possa raggiungere i 16,6 miliardi di dollari di fatturato, solo negli Stati Uniti. Di seguito una panoramica per comprenderne le potenzialità e una fotografia dell’attuale situazione in Italia.
Il boom Oltreoceano
A partire dagli anni ’90, il mercato degli Stati Uniti è stato invaso dalla diffusione di arredo a basso costo. Mobili progettati per durare solo pochi anni e spesso costruiti all’estero adoperando manodopera a basso costo.
Se da un lato la diffusione di questo fenomeno ha consentito alle persone di avere una certa libertà nel reinventare l’arredamento tutte le volte che vogliono, dall’altro ha avuto un costo ambientale altissimo.
L’idea che un mobile che non ci piace più possa essere facilmente buttato via, infatti, è decisamente deleteria per il nostro ecosistema. Sia in termini di produzione e smaltimento di rifiuti, sia in termine di spreco di materie prime.
Produrre e spedire un mobile significa infatti immettere nell’ambiente circa 90 kg di carbonio. Quanto un Boeing 747 che vola per un’ora. Un quantitativo preoccupante, soprattutto considerato che gli americani buttano via ogni anno 12 milioni di tonnellate di mobili, che si trasformano in rifiuti e in risorse strappate alla terra.
Per fortuna, negli ultimi anni, il settore si sta orientando sempre più sull’usato, consentendo ai consumatori di ridurre notevolmente la propria impronta ambientale.
Sono così nate diverse Startup, come Chairish, 1stDibs, AptDeco, One King’s Lane e Apartment Therapy Bazaar, che hanno messo a disposizione le proprie idee per trovare modi innovativi e divertenti per far aumentare l’acquisto online di mobili di seconda mano.
Anche Ikea dal canto suo si sta muovendo in questa direzione. Grazie alla collaborazione con piccoli produttori come Sabai e Floyd, il gigante svedese ha lanciato un programma di acquisto di mobili rinnovati.
Si tratta di un fenomeno che, secondo gli esperti, consentirà alla vendita al dettaglio di mobili usati di raggiungere un fatturato di 16,6 miliardi di dollari entro il 2025, con un aumento del 70% rispetto al 2018.
La vendita su larga scala di mobili restaurati ha ancora dei grossi ostacoli da superare, però, come il problema delle spedizioni. Tuttavia, se questo business decollasse, l’acquisto di arredo di seconda mano potrebbe diventare una reale alternativa allo spreco dei mobili usa e getta.
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Mobili e UpCycling
Il riuso dei mobili corre soprattutto sui social. Il profilo @stoopingnyc, infatti, indica i luoghi di New York in cui trovare poltrone, armadi, lampadari vecchi a cui è possibile regalare una seconda vita. Si tratta di un account molto seguito, che sta spopolando anche tra star come Hilary Duff e Sarah Jessica Parker.
Il motto dei suoi creatori è “Ciò che è spazzatura per qualcuno è un tesoro per qualcun altro”.
L’account appartiene a una coppia anonima di Brooklyn che all’improvviso si è resa conto del potenziale dei mobili buttati in strada. Ogni giorno, i due fotografano gli oggetti lasciati per strada, come poltrone, armadi, sedie, e indicano il luogo esatto in cui le persone possono trovarli. Un’idea originale finalizzata a ridurre lo spreco e che, con sorpresa degli stessi creatori, ha riscosso un notevole successo.
Attualmente, il profilo conta circa 130 mila follower e sono tante le persone che effettivamente si recano nei luoghi indicati per portare a casa i mobili da restaurare.
L’upcycling è un fenomeno che sta letteralmente spopolando. Complice la pandemia, molte persone hanno infatti abbandonato le grandi città per spostarsi nei luoghi natii, più economici e con una migliore qualità della vita.
New York, ad esempio, si è spopolata. Questo ha portato le persone ad abbandonare oggetti d’arredamento che non servivano più, lasciandoli per strada. I creatori dell’account @stoopinhnyc hanno intravisto in questo un’opportunità: “Abbiamo visto appartamenti pieni svuotati in estate e in autunno da gente che lasciava la città”, raccontano. “Ora la situazione si è un po’ normalizzata“.
E in Italia?
Secondo un sondaggio di Immobiliare.it, ogni italiano trasloca in media due volte nella vita. Ogni trasloco porta con sé almeno un piccolo cambio di mobilio e l’abbandono di quei pezzi di arredamento che non piacciono più. Il problema è che, a parte Ikea, nessun produttore di mobili generalmente riprende con sé l’usato al momento di un nuovo acquisto, come avviene invece per gli elettrodomestici. Ecco che, se i mobili sono in buone condizioni, o quantomeno utilizzabili, la scelta migliore è dare loro una seconda opportunità, trovando persone interessate ad acquistarli o a recuperarli.
Secondo Occhio del Riciclone, la Onlus che promuove, studia e sostiene il riutilizzo e le economie popolari, nel 2010, erano 3 mila le tonnellate di mobili riutilizzabili finiti nelle isole ecologiche.
In Italia non esiste purtroppo una statistica ufficiale sul mercato delle vendite di seconda mano. Questo succede anche perché non c’è nel nostro Paese la responsabilità estesa del produttore, cioè il pagamento di un eco-contributo che serve per gestire il fine vita delle suppellettili.
Un’idea è possibile farsela, però, scorrendo alcuni dati.
Come, ad esempio, quelli forniti dalla rete.
Cercando su Google ‘mobili usati’, si ottengono più di 200 milioni di risultati, in cui sono presenti piattaforme di vendita e di acquisto, come ad esempio eBay o Subito.it o ancora mercatini e negozi dell’usato.
Secondo i dati di vendita dei 74 negozi Mercatopoli, una rete dell’usato conto terzi in franchising, poi, su un totale di 25 milioni di euro di fatturato, il 12% proviene proprio dai mobili.
Il mercato dei mobili di seconda mano italiano, dunque, è in fermento, anche se non è stato ancora accuratamente censito.
Tra le iniziative degne di nota, il Banco Building nato nel 2009. Sulla scia di esperienze come il Banco Alimentare, Banco Building consente l’incontro tra offerta da parte di aziende di prodotti usati e domanda da parte di Onlus o enti senza scopi di lucro.
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