Imprenditore dall’età di 15 anni, crea un sito web per cause sociali in cui spende 1 milione di dollari che si rivela un flop clamoroso. Quel fallim
Imprenditore dall’età di 15 anni, crea un sito web per cause sociali in cui spende 1 milione di dollari che si rivela un flop clamoroso. Quel fallimento diventa poi Groupon, che prima diventa l’azienda che cresce di più al mondo, poi fa un tonfo del -80% in borsa, nel giro di un anno: storia di Andrew Mason e del suo nuovo progetto, Descript.
Figlio “d’arte”
Mason cresce a Pittsburgh, in Pennsylvania, ed entrambi i genitori sono imprenditori: il papà vende diamanti, la mamma ha uno studio fotografico. Già in high school, Mason sviluppa le sue prime idee di business: la prima in assoluto, un servizio di consegna di bagel a domicilio, quando ha 15 anni. Si laurea poi in musica alla Northwestern University, ma capisce presto che non c’è posto per lui nel settore. Va quindi a lavorare come sviluppatore di software in InnerWorkings, dove incontra Eric Lefkosky, che sarà suo socio in affari.
L’evento che porterà alla creazione di Groupon è una bolletta: 200 dollari per la cancellazione di un contratto con una compagnia telefonica, che Mason ritiene ingiusto. E inizia a pensare che “dovrebbe esserci un modo per metterci tutti insieme e dire chiaramente che non pagheremo questo tipo di fee”.
L’idea è che se le persone comuni si mettono insieme possono vincere contro le aziende troppo avide. Lancia così The Point, un sito web dove le persone possono lanciare campagne e organizzarsi contro amministrazioni, governi e corporation. Se un numero sufficiente di persone sottoscrive una causa, è l’idea di fondo, è più facile attirare l’attenzione e ottenere un risultato. Finanziato da Lefkosky, il sito costa 1 milione di dollari, tra sviluppo e pubblicità sui motori di ricerca. Risultato? Mille visite al mese, buona parte delle quali da troll. Un fallimento su tutta la linea, secondo Mason dovuto all’eccessiva complessità dell’idea di The Point.
La pazienza e i soldi dell’investitore stanno per finire, ma è qui che arriva la svolta.
Gli acquisti collettivi con Groupon
È il 2007 quando l’idea di The Point viene trasformata: non è più un portale per mettersi insieme in nome di una causa, ma per mettersi insieme e fare acquisti collettivi. La domanda che Groupon sembra rivolgere alle piccole aziende americane è questa: quanto siete disposti a farci risparmiare se portiamo un gruppo numeroso di consumatori?
Dai cinema ai ristoranti, l’idea è di riempire le sale grazie a sconti speciali riservati ai gruppi numerosi. Solo che i partecipanti non si raccolgono tra parenti e amici ma online, attraverso il sito di Mason (che a questo punto è CEO di Groupon) e Lefkosky.
Il programmatore di Pittsburgh mette insieme un nuovo blog, su WordPress, e propone un’offerta al giorno per acquisti di gruppo. L’approccio iniziale è di coinvolgere piccole imprese e negozi che non sanno ancora come approfittare delle nuove opportunità delle vendite online: molti di loro non hanno ancora nemmeno un sito web. Molti però non si fidano di Mason ed è quindi difficile stringere accordi per le prime offerte su Groupon. Il primo sarà il Motel Bar, che si trova nello stesso palazzo dove c’è l’ufficio Mason: il primo giorno vendono venti deal per mangiare al Motel, proponendo ai passanti un bigliettino con lo sconto stampato. Alcune settimane dopo arriva il primo vero successo: 500 coupon venduti per un ristorante di sushi. Da lì in poi, la strada di Groupon è costellata di successi (almeno per un breve periodo): le attività commerciali che vogliono proporre un’offerta ora devono iscriversi a una lista d’attesa di nove mesi per riuscirci e la mailing list di Groupon arriva a 10 milioni di iscritti nel giro di pochi anni. Per gestire tutto, i due soci prendono in prestito altri fondi e iniziano ad assumere personale.
All’apice del successo, nel 2011, con un’inspiegabile chiaroveggenza Mason dirà:
«Penso che la possibilità di fare errori e fallire sia davanti a noi più che alle nostre spalle».
Purtroppo per lui, aveva ragione.
Le offerte rifiutate e il crollo
All’apice del successo, in Groupon si scontreranno due visioni del mondo differenti. Mason non è tanto interessato al lato business, quanto a rendere sempre migliore il servizio. È Lefkosky a gestire invece tutta l’area manageriale, l’espansione, la “caccia” ossessiva ai nuovi clienti, le assunzioni: nel 2012 sono 12mila i lavoratori, sparsi in 150 città degli Stati Uniti e in altri 40 Paesi al mondo. Mason vuole continuare a lavorare con la sua creatura. Lefkosky invece ha un solo obiettivo: crescere sempre di più per vendere.
È quindi con sgomento che vede Mason rifiutare prima un’offerta di Yahoo! da 2 miliardi di dollari nel 2010, poi una seconda da Google, da 6 miliardi, lo stesso anno. D’altronde Groupon cresce più di Apple, Facebook e della stessa Google in quegli anni e fa gola a molti.
Se non vuoi vendere, l’alternativa per rientrare dei grandi investimenti fatti (1,4 miliardi di dollari) è con una bella IPO. Ed è da qui che nascono i più grossi problemi per Groupon: dai documenti per la quotazione, infatti, emerge che l’azienda avrebbe 300 milioni di dollari di revenue in meno di quanto riportato e che quindi, invece di riportare profitti, è in perdita.
Nello stesso periodo, molte aziende che si erano affidate al servizio cominciano a mostrare tutto il proprio malcontento, mentre i consumatori lasciano recensioni sempre più indignate sui coupon acquistati. Groupon ha almeno un grosso problema: focalizzando tutta la sua attenzione sull’acquisizione di nuovi clienti, non ha speso sufficienti energie nel tenersi quelli già acquisiti (la cosiddetta customer retention). Secondo una ricerca della Rice University, due dati saltano particolarmente all’occhio, in quegli anni:
- Solo il 35,9 per cento dei consumatori che sottoscrivono un deal fa acquisti al di fuori di quanto previsto dall’offerta e questo significa meno soldi in tasca per il negozioante/ristorante, che deve dividere il poco che guadagna anche con Groupon;
- Solo il 19,9 per cento dei nuovi clienti torna in negozio per un acquisto successivo a prezzo pieno.
Se l’obiettivo del coupon di sconto è di far conoscere a nuovi potenziali clienti la propria offerta di prodotti/servizi, per farli quindi ritornare, è evidente che Groupon sta fallendo nel portare risultati concreti per i piccoli imprenditori. Nel giro di dodici mesi, le azioni di Groupon perdono l’80 per cento del proprio lavoro e Andrew Mason viene licenziato da CEO.
Descript, un nuovo capitolo
Dopo alcuni anni lontano dai riflettori, Mason torna oggi alla ribalta grazie alla sua nuova creatura, una startup chiamata Descript. Lontana dalla grandeur di Groupon, il progetto cresce a ritmi più moderati e (si spera per lui) sostenibili.
Descript è un servizio in abbonamento che propone una serie di strumenti per l’editing di audio e video. Approfittando del successo dei podcast, soprattutto in tempi di COVID, Mason prova oggi a semplificare il lavoro di chi crea contenuti audio e video per il web senza avere competenze specifiche, utilizzando la NLP (Natural Language Processing) e l’Intelligenza Artificiale.
La funzione più geniale di Descript al momento è Overdub, che ha la capacità di trasformare un testo in audio, ma con una voce personalizzata: l’utente invia una serie di registrazioni e l’IA è in grado di trasformare la parola scritta nel tono di voce dell’utente. Precedentemente, la startup offriva un servizio di trascrizione automatica dell’audio, oltre a una serie di funzionalità che semplifica la vita a chi non è un ingegnere del suono, ma vuole comunque lanciare i propri progetti audio. A ottobre, è stata anche lanciata Descript Video, con funzionalità di editing simili, ma per i filmati.
Il modello di business è un freemium, con alcune funzionalità gratis e altre, più evolute, a pagamento, con un abbonamento da dieci dollari al mese. Tra i clienti più in vista, anche VICE, il Washington Post e il New York Times.
L’azienda ha raccolto in totale 20 milioni di dollari dalla sua fondazione, nel 2017, la maggior parte dei quali in un round di serie A da 15 milioni a fine 2019, in cui sono coinvolti nomi del calibro di Andreessen Horowitz e Redpoint.
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