Lavorare da soli può minare la nostra produttività?

Lavorare da soli può minare la nostra produttività?

Lavorare a distanza può minare la produttività? Secondo alcune ricerche, il nostro lavoro ci sembra più significativo quando siamo “in compagnia”. Ecco le strategie per attivare lo stesso meccanismo anche a distanza.

Da 350 mila a 3 milioni: tanti sono gli italiani che lavoravano da casa prima della pandemia e durante la fase più acuta della crisi, come abbiamo v

Da 350 mila a 3 milioni: tanti sono gli italiani che lavoravano da casa prima della pandemia e durante la fase più acuta della crisi, come abbiamo visto.

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È facile spesso notare tutti i vantaggi del telelavoro. I dipendenti guadagnano molto tempo per sé e la propria famiglia (non dovendosi spostare). I datori di lavoro possono risparmiare sui costi degli uffici. Ma come sappiamo “non esistono pasti gratis” nel mondo dell’economia.

Alcuni studi recenti, infatti, ci spiegano che potrebbe essere più difficile restare motivati e concentrati lavorando da casa, in isolamento. Molto dipende anche dalla personalità dei dipendenti, ma il fatto di non avere dei colleghi e dei capi con cui condividere i propri progressi può mandare a picco la produttività.

Per quanto ci sentiamo autonomi, infatti, la prospettiva di una pacca sulla spalla o la paura di fare brutta figura restano dei motivatori eccezionali. È un processo noto da diverso tempo: diversi studi hanno dimostrato per esempio che, quando osservate, le persone corrono più veloce, sono più creative e dedicano maggiori energie ai problemi che devono risolvere.

Una nuova ricerca, illustra la correlazione che c’è tra produttività e presenza di altre persone.

Perché lavoriamo di più in presenza di altre persone

La ricerca è stata condotta da Janina Steinmetz (Cass Business School, Londra) e Ayelet Fishbach (University of Chicago’s Booth School of Business), dimostrando che la presenza di altre persone che “ci controllano” in qualche modo, abbia un impatto importante sul nostro lavoro.

Sono due le principali conseguenze del lavorare in gruppo. Primo, ha effetto su cosa fanno le persone, in termini di “quantità” di lavoro svolto. Secondo, ha un impatto sul modo in cui i dipendenti “pensano” al proprio lavoro e alle singole azioni svolte in ufficio.

Quando qualcuno ci guarda” sul lavoro, spiegano le ricercatrici, “sentiamo che quello che facciamo ha maggiore importanza, il che può alimentare la nostra motivazione”.

Questo succede perché, quando lavoriamo in collaborazione con gli altri, di presenza, abbiamo la tendenza a includere le percezioni e le prospettive degli altri nelle nostre. Quando siamo in squadra, in parole povere, sentiamo che quello che stiamo portando avanti è “grande e significativo”, perché ci sono altre persone che investono nell’attività tempo, energie e sforzi. Una prospettiva “molto più motivante rispetto a un’attività che ci appare piccola” e quindi poco significativa.

Si tratta di una realtà valida in contesti anche molto diversi da quello lavorativo. La ricerca di Steinmetz e Fishbach, per esempio, ha concluso che all’aumentare del numero di spettatori a una partita di badminton durante un torneo, i giocatori avvertivano di aver contribuito positivamente alla propria squadra. In un ulteriore studio, condotto su un gruppo di persone che cercavano di risolvere un problema di matematica, hanno scoperto che i partecipanti sentivano di essersi impegnati di più quando qualcun altro li stava osservando.

«Più in generale, più persone guardano quello che facciamo, più grandi e significative ci sembrano le nostre azioni – concludono le ricercatrici – Le scoperte di queste ricerche potrebbero spiegarci perché è così difficile raccogliere la motivazione necessaria per completare un lavoro quando siamo in una situazione di isolamento sociale».

In conclusione, è difficile replicare la gratificazione che ci dà un buon lavoro svolto anche agli occhi degli altri, quando siamo da soli: le emozioni che lo accompagnano risultano “meno intense” rispetto a quando lavoriamo in gruppo. Ed ecco perché, spesso, è molto difficile restare motivati quando ci sentiamo troppo isolati.

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Come la mettiamo con il lavoro da casa

Dovremmo quindi mettere da parte definitivamente l’idea di un qualunque tipo di lavoro a distanza? Non necessariamente, spiegano le ricercatrici:

«A primo impatto, potrebbe sembrare che la nostra ricerca suggerisca che abbiamo bisogno che gli altri siano fisicamente presenti per trovare la nostra motivazione. […] In realtà, la ricerca mostra anche che le persone si sentono più importanti non solo quando sono osservate, ma anche quando semplicemente “si sentono” osservate».

In un altro studio, le ricercatrici hanno scoperto che persino le immagini di due occhi che osservano da uno schermo (per quanto inquietanti) possono invogliare le persone a lavorare di più. Un esperimento simile è stato condotto, con risultati sovrapponibili, con una telecamera che registrava il lavoro delle persone.

In sostanza, quindi, si può anche lavorare a distanza, riattivando quegli stessi schemi motivazionali che agiscono quando operiamo di presenza, in gruppo. Le ricercatrici illustrano quindi una serie di possibili strategie da impiegare per lo smart working:

  • Avviare una videochiamata di gruppo con i propri colleghi, da lasciare “in sottofondo” durante tutta la giornata, anche mentre si stanno svolgendo attività individuali.
  • Creare dei gruppi online per registrare gli avanzamenti dei singoli progetti di tutti i collaboratori.
  • Usare app per la produttività che permettano di condividere i risultati raggiunti con la propria community.
  • Scattare fotografie o screenshot del proprio lavoro e condividerle con colleghi, manager e amici.
  • Inviare aggiornamenti periodici sulle proprie attività a colleghi e supervisori.
  • Creare una lista di amici e colleghi con cui condividere i propri progressi in una determinata competenza che si sta provando a migliorare.
  • Buttare giù, ogni giorno, una lista delle cose fatte, da condividere con amici, colleghi e familiari.

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Lavorare da soli può minare la nostra produttività?

di Giancarlo Donadio Tempo di lettura: 4 min
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