L’illusione del controllo (e perché può anche essere positiva)

L’illusione del controllo (e perché può anche essere positiva)

Esseri umani e aziende: siamo tutti vittime dell’illusione del controllo. Pensiamo cioè di poter prevenire o gestire eventi su cui in realtà non abbiamo alcun potere. C’è però un risvolto positivo in questa illusione.

Chi prende con frequenza l’ascensore lo sa: c’è sempre un pulsante per chiudere le porte. La percezione comune del suo funzionamento è: “Se schiaccio

Chi prende con frequenza l’ascensore lo sa: c’è sempre un pulsante per chiudere le porte. La percezione comune del suo funzionamento è: “Se schiaccio il bottone, le porte dell’ascensore si chiuderanno più in fretta”.

E infatti, i più impazienti tendono a schiacciarlo compulsivamente, per far prima. Peccato che nella gran parte dei casi sia disattivato da proprietari e portinai dei palazzi in cui si trovano. Questo per ragioni di sicurezza.

Premere quel pulsante è quindi perfettamente inutile. Un esempio banale che però ci introduce efficacemente all’argomento: l’illusione del controllo.

L’illusione del controllo

L’espressione illusion of control è stata usata per la prima volta ufficialmente dalla psicologa Ellen Langer nel 1975. Con una serie di test, Langer ha dimostrato la tendenza degli esseri umani a credere di avere il controllo, o quanto meno una certa influenza, su degli avvenimenti su cui in realtà non hanno alcun potere.

Un esempio molto banale sono i giocatori d’azzardo, che credono di possedere una capacità (la psicologa usa l’espressione indicatori di abilità), una sorta di potere magico, che gli permette di avere maggior successo degli altri. In un esperimento, Langer ha dimostrato per esempio che quando lanciano i dati, i giocatori tendono a imprimere maggiore forza quando vogliono numeri alti, minore per i numeri bassi. Ovviamente questo non altera in nessun modo le probabilità, ma – forse inconsciamente – i giocatori pensano di sì.

Langer, dopo i suoi test, ha definito l’illusione del controllo come “l’aspettativa che le probabilità del proprio successo personale siano più alte delle probabilità oggettive”. Aggiungendo che anche se “molte persone si dicono consapevoli dell’influenza del caso, inconsciamente si comportano come se avessero controllo sugli eventi casuali”.

Steve Jobs e il cancro

Chiaramente, l’illusione del controllo si applica anche alla vita di tutti i giorni, non solo ai giocatori d’azzardo. Ne è stato vittima, tragicamente, anche Steve Jobs.

Come racconta Don A. Moore, psicologo, Ph.D in Comportamento Organizzativo, al fondatore di Apple è stato diagnosticato un cancro al pancreas nel 2003. Come forse è abituato a fare in azienda, Jobs pensa di poter controllare autonomamente anche la sua malattia. Dice no quindi al trattamento proposto dai medici che lo hanno in cura – che raccomandano un’operazione chirurgica il prima possibile  e la chemioterapia – e decide di “curarsi” con l’agopuntura, i rimedi naturali e una dieta particolare.

Solo dopo nove mesi ha accettato di sottoporsi all’operazione, ma a quel punto il cancro si è esteso in altri organi del corpo: i medici hanno dovuto asportare la cistifellea, lo stomaco, il dotto biliare e l’intestino tenue.

«Sovrastimare le nostre possibilità di controllo, può portarci a compiere errori tragici e dispendiosi – commenta Moore – come per esempio rifiutare un trattamento medico perché abbiamo la falsa speranza che, per esempio, il cancro possa essere curato dalle risate o dai pensieri positivi».

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La pubblicità e l’illusione del controllo

Un campo in cui secondo Moore le aziende cadono nell’errore dell’illusione del controllo è per esempio la pubblicità. Manager ed esperti di marketing hanno spesso l’illusione di poter influenzare direttamente la percezione dei consumatori sui propri prodotti.

John Wanamaker, famoso commerciante, il primo ad aver aperto un grande magazzino negli Stati Uniti, una volta si è lamentato dicendo: «La metà dei soldi che spendo in pubblicità sono buttati. Il problema è che non so quale metà».

È ovvio che la pubblicità riesca – almeno in parte – a influenzare l’opinione pubblica. Il problema è che talvolta le aziende credono che questo avvenga per una sorta di magia, proprio come il giocatore che lancia i dadi più forte per far uscire un 12.

Contrastare l’illusione del controllo vuol dire in questo caso testare i risultati delle proprie campagne, misurare la loro efficacia, calcolare con attenzione il famoso ritorno sull’investimento. Ma “quanto spesso le aziende conducono i necessari test?”, si chiede Moore. “Quasi mai”, è la sua risposta.

Un caso illustre? Moore cita eBay, che ha calcolato con attenzione il proprio ritorno sull’investimento in pubblicità, scoprendo che il saldo era in realtà negativo.

Illusioni “positive”

C’è però un lato positivo. In psicologia, quella dell’illusione del controllo è descritta come una “illusione positiva”, almeno finché non manifesta il suo aspetto più problematico e deteriore.

«Le illusioni positivespiegano Spyros Makridakis e Andreas Moleskis in un loro studio sul tema – sono associate a un ottimismo irrealistico sul futuro e a una valutazione eccessiva delle proprie abilità. Sono molto comuni nella vita quotidiana e sono considerate essenziali per mantenere uno stato mentale salutare, anche se su questo non c’è accordo unanime da parte degli studiosi».

Un altro esempio di illusione positiva è quello detto del “migliore della media”. Dimostrata da Brown nel 2012, questa illusione ci porta a pensare di essere un po’ meglio delle altre persone in determinati campi: alla guida, nello studio, nell’essere genitori e così via. Questa e altre illusioni ci spingerebbero ad avere più speranza di fronte a difficoltà e incertezza, riuscendo così a superare gli ostacoli più duri e a raggiungere obiettivi impegnativi.

Se da un lato quindi è pericoloso dare eccessivo credito a queste illusioni, d’altro canto può essere pericoloso anche fare il contrario. Spiega Moore:

«È quindi saggio da parte nostra pensare di non avere alcun controllo sulla nostra salute o sul modo in cui i nostri consumatori vedono i nostri prodotti? Questo può condurre all’errore opposto: sottostimare ciò che possiamo controllare. È facile capire quante opportunità ci perdiamo perché ragioniamo in questo modo. Molte persone si rifiutano di ‘controllare’ le situazioni che possono ‘controllare’».

‘Controllare’ ciò che possiamo ‘controllare’ è quindi il migliore antidoto alla rassegnazione, al senso di impotenza, alla scarsa fiducia in noi stessi. Tutti sentimenti molto forti in chi per esempio ha una dipendenza e non riesce a superarla. O più semplicemente in chi vorrebbe trasformare il proprio ambiente di lavoro, ma rinuncia perché si sente sconfitto in partenza.

L’ideale quindi è trovare il giusto mezzo tra illusione e rassegnazione:

«I benefici sono reali per chi ha il coraggio di essere onesto con se stesso su quanto è bravo in una determinata attività, su quanto controllo ha, su quanto gli sforzi vengono ripagati. Per riuscirci, la sicurezza in noi stessi deve avere delle prove certe, essere basata sui fatti e guidata da una riflessione profonda».

Moore spiega che una buona sintesi di questo modo di ragionare è nella preghiera che il teologo protestante Reinhold Niebuhr ha scritto negli anni ’30:

Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.

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L’illusione del controllo (e perché può anche essere positiva)

di Carmen Guarino Tempo di lettura: 5 min
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