Loop, come cresce il business della spazzatura

Loop, come cresce il business della spazzatura

L’economia circolare non è più un optional: è la strada, per tutte le aziende, per avere un futuro migliore. Anche per il Pianeta. Lo dimostrano le storie di TerraCycle e Loop.

Sempre di più, siamo abituati a pensare ai residui dei processi di consumo e produzione non come spazzatura, ma come risorsa. Secondo gli ultimi dat

Sempre di più, siamo abituati a pensare ai residui dei processi di consumo e produzione non come spazzatura, ma come risorsa. Secondo gli ultimi dati Statista, l’industria del riciclo valeva nel 2017 quasi 265 miliardi di dollari e nel 2024 dovrebbe arrivare a 376.

C’è chi da tempo ha deciso, non solo per una questione di profitti, di avviare aziende innovative nel settore. È il caso di Tom Szaky, fondatore e CEO di TerraCycle, azienda di recupero dei materiali di scarto nata nel 2001, che negli ultimi anni cresce a un ritmo esponenziale. Tanto da spingere il founder a lanciare una seconda attività, Loop, nel 2019, attiva nel settore del packaging riutilizzabile. In un’intervista, Szaky racconta la sua storia e come il business “della spazzatura” stia vivendo un’incredibile accelerazione negli ultimi due anni.

La nascita di TerraCycle, (quasi) 20 anni fa

Al secondo anno di studi a Princeton, il 19enne Szaky approfitta della pausa primaverile per fare un viaggio con gli amici a Montreal. Qui soggiorna in casa di alcuni amici, che utilizzano una tecnica particolare per fertilizzare le proprie piante: hanno dei vermi rossi a cui danno da mangiare gli scarti di cibo. Il risultato è un fertilizzante naturale molto efficace. Stupito da quel processo, Szaky decide di farne un’idea di business per eliminare alla radice l’idea di “rifiuto”.

Lo studente dà fondo a tutti i suoi risparmi, ottenendo poi anche prestiti da famiglia e amici, per creare un’unità di conversione dalle deiezioni dei vermi a fertilizzante. La sua “materia prima” iniziale sono gli scarti di cibo della mensa di Princeton. Malgrado la buona volontà, l’idea fatica a decollare: esausto per la raccolta dei rifiuti e senza un soldo in tasca, sta per gettare la spugna quando incontra Suman Sinha, angel investor che decide di essere il primo investitore istituzionale in TerraCycle.

Arriveranno poi nel tempo altri round di investimento e soprattutto Szaky e i suoi dipendenti troveranno nuovi modi per riciclare quello che si crede “irriciclabile”: è questa infatti la mission della sua azienda, utilizzare anche i materiali di scarto considerati impensabili, come i mozziconi di sigaretta, i vecchi sedili delle auto e le lenti a contatto usate, per creare nuovi materiali.

Oggi TerraCycle è un vero e proprio colosso da più di 20 milioni di dollari di incassi e 1,1 milioni di utile netto (dati 2018). Tra i clienti più noti, per cui TerraCycle individua soluzioni innovative per eliminare gli scarti dai propri processi produttivi, anche multinazionali come Barilla, Coca-Cola, Nespresso e ESPN. Sono più di 200 milioni le persone, divise in 21 Paesi, che hanno aiutato TerraCycle a raccogliere e riciclare rifiuti nel mondo. L’azienda ha anche effettuato donazioni per 44 milioni di dollari a enti caritatevoli.

Secondo quanto spiega lo stesso fondatore, TerraCycle ha visto una vera e propria esplosione negli ultimi due anni.

Cosa è successo negli ultimi due anni?

«TerraCycle è cresciuta ogni anno, sin dall’inizio, ma negli ultimi due anni è esplosa. Anche grosse corporation, che non avrebbero mai pensato di accordarsi con noi, ora stanno siglando un contratto. Le nostre revenue sono cresciute organicamente del 30% nel 2019, rispetto al 2018, e ci aspettiamo lo stesso nel 2020. Allo stesso tempo, abbiamo raccolto 20 milioni di dollari per Loop Global e la stessa cifra per TerraCycle US».

L’analisi di Szaky è molto chiara: negli ultimi due anni l’attenzione alla riduzione dei rifiuti è diventata una questione globale, molto sentita dai consumatori, e quindi dalle aziende e dagli investitori.

È cambiato, in sostanza, “il modo in cui i consumatori guardano ai rifiuti”. Ovviamente, Szaky non esclude che le scelte di consumo siano ancora legate a fattori come la convenienza, le prestazioni dei prodotti e il prezzo, ma sempre di più i consumatori si interessano anche al modo con cui i loro acquisti vengono prodotti e vogliono assicurarsi che siano sempre più sostenibili.

Con il risveglio della coscienza ecologista nella domanda dei consumatori, cresce quindi anche l’interesse dei brand e delle istituzioni, che sempre di più approvano legislazioni restrittive sulla plastica e altri materiali considerati dannosi per l’ambiente.

Un esempio recente è dato dalle cannucce per bere. Fino a pochi anni fa, spiega ancora il fondatore di TerraCycle, non erano viste come un grosso problema. Da quando è emersa con maggiore forza la preoccupazione della plastica negli oceani, le cannucce sono diventate quasi un simbolo di tutto il materiale nocivo che utilizziamo, spesso per motivi molto futili. E quindi nuove leggi in materia sono state approvate e di conseguenza molte aziende si sono premunite, anche laddove non costrette dai propri governi e parlamenti.

A questo repentino cambiamento nella mentalità dei consumatori, ha fatto seguito anche un nuovo interessamento degli investitori per il green:

«Se parli con un investitore, ti dirà che la sostenibilità sarà un requisito obbligatorio per il futuro. Non si tratta solo di “sentirsi a posto con la coscienza”: la sostenibilità è un fattore critico per la longevità di un’azienda».

Leggi anche: Social innovation: 5 startup che combattono la plastica negli oceani

Arriva Loop

La svolta degli ultimi anni ha convinto Szaky a rilanciare sul tema dell’economia circolare, creando un nuovo brand chiamato “Loop”, a metà 2019. Già nel nome l’idea è molto chiara: loop è un termine che dà l’idea di un processo ricorrente e circolare, che non si ferma mai. L’azienda si occupa infatti di creare packaging riutilizzabili per diversi brand. L’adesione è già molto importante, con colossi e multinazionali che hanno già deciso di affidarsi alla nuova creazione di Szaky: Procter & Gamble, Unilever, Mars, Nestlé, PepsiCo, Coca-Cola, tra gli altri. Ed è già sbarcata all’estero: in Francia, con l’adesione di Carrefour, Canada (Loblaw), Regno Unito (Tesco), Giappone (AEON) e presto in Germania.

L’immediato successo di Loop è figlio anch’esso del cambiamento di mentalità a cui si è assistito negli ultimi anni:

«Non credo che Loop avrebbe potuto esistere cinque anni fa – ha spiegato Szaky – Sostanzialmente, stiamo chiedendo alle aziende che producono beni confezionati e ai rivenditori di ridisegnare completamente il proprio packaging, accettando enormi cambiamenti anche nel settore delle spedizioni. In sostanza, gli stiamo chiedendo di trattare il packaging come un asset e non come un costo».

È solo grazie al recente cambiamento di mentalità sui rifiuti che le aziende stanno dicendo ‘sì’ a questa proposta rivoluzionaria. Secondo il fondatore, sempre di più nel mondo delle startup avranno successo le idee più coraggiose, che vanno alla radice dei problemi ambientali che stiamo affrontando.

Sarà inoltre sempre più importante mettersi insieme ad altre aziende, così come ad altri enti pubblici e privati, per trovare soluzioni alle questioni climatiche e dell’inquinamento:

«Questi sono problemi sistematici  – spiega ancora Szaky –  e per risolverli abbiamo bisogno di una collaborazione tra tanti diversi stakeholder. La stessa Loop non sarebbe potuta esistere senza questa unione di intenti tra soggetti diversi».

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Loop, come cresce il business della spazzatura

di Carmen Guarino Tempo di lettura: 5 min
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