Difficoltà a concentrarsi, assenza di stimoli nel portare avanti un lavoro, scarsa produttività in ufficio: si tratta di sintomi più o meno comuni d
Difficoltà a concentrarsi, assenza di stimoli nel portare avanti un lavoro, scarsa produttività in ufficio: si tratta di sintomi più o meno comuni dell’assenza di motivazione sul lavoro.
Per affrontare questi blocchi di produttività, le persone fanno uso delle più disparate soluzioni. Ma quante di queste soluzioni possono dirsi veramente utili e quante sono a lungo andare dannose?
In un suo articolo su FastCompany, Victoria Song, consulente per la leadership, pone l’attenzione su un meccanismo molto interessante che accade quando le persone traggono energia mentale da “fonti non rinnovabili”. Secondo la consulente, a lungo andare queste fonti di motivazione mentale portano a una condizione che si chiama burnout, uno stato di esaurimento fisico e mentale dal quale è difficile uscire. Ecco di cosa si tratta e come motivarsi, evitando di uccidere creatività e vitalità.
Le fonti di motivazione: perché evitare le fonti di “energia non rinnovabile”
La sindrome da burnout è una condizione che, oggi, accomuna sempre più persone. Sensazione di stanchezza fisica e mentale, distacco nei confronti del proprio lavoro, calo dell’efficienza, sono tutti segnali che ci si può trovare di fronte a un caso di burnout. Il burnout è uno stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale, causato spesso da una situazione di forte stress lavorativo che non si è in grado di gestire. Chi ne è colpito ha difficoltà a portare a termine il proprio carico di lavoro e, a lungo andare, finisce per soffrire di esaurimento cronico. Un disagio che può estendersi dalla sfera professionale a quella privata.
Spesso il burnout mentale arriva a causa di un errato modo di concepire e gestire la propria motivazione mentale. E qui entrano in gioco le fonti di energia mentale rinnovabili e non rinnovabili.
Secondo Victoria Song, i combustibili rinnovabili creano energia sostenibile, i combustibili non rinnovabili, invece, generano, se utilizzati, il burnout.
Il problema è che molte persone cadono in questa condizione senza rendersene conto. Spesso, in cerca di motivazione mentale, infatti, usiamo come motore mentale la paura. Paura della competizione, delle scadenze, del fallimento, del non essere abbastanza creativi, o talentuosi. Utilizzare la paura come motivatore può essere una soluzione efficace. Ma purtroppo lo è solo nel breve tempo.
La paura è infatti uno dei carburanti più “inquinanti” per le nostre menti. Secondo la consulente di leadership, infatti, attiverebbe una sorta di stato di vigilanza continua, tenendo la mente sempre all’erta, in attesa di un nuovo problema o un nuovo obiettivo da raggiungere. Una condizione che rende impossibile rilassarsi. E la mente ha bisogno di riposo.
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Il risultato è non solo uno stato di affaticamento mentale, ma anche fisico. A ogni sessione di lavoro, il respiro comincia a essere affannoso, il corpo pervaso da un senso di costrizione che attanaglia la mente, la gola e lo stomaco. La paura diventa qui “democratica”, nel senso che non distingue gli obiettivi o problemi importanti da quelli superficiali. Così, ogni incertezza è percepita come un rischio di sventura imminente e la mente inizia a dipingere scenari ipotetici e catastrofici.
La paura, quindi, porta a lungo andare a uccidere la creatività, l’ispirazione e la nostra efficienza lavorativa. L’autrice dell’articolo, però, fornisce una soluzione: tre modi veloci per motivarsi senza ricorrere ai “combustibili fossili” della mente, ma a delle sane energie rinnovabili. Ecco quali.
Usa il tuo talento
La prima cosa da fare, suggerisce Victoria Song, è utilizzare i propri doni unici, i propri talenti. Sai che stai usando i tuoi talenti quando, mentre svolgi i tuoi compiti, ti diverti. Significa che invece di prosciugare le tue energie, le stai ricaricando. Un’energia ancora più potente si ricava dall’amare ciò che si sta facendo. Si tratta del carburante più efficace e sano a cui si può accedere, in grado di stimolare creatività e ispirazione.
Ecco un esercizio concreto e veloce per mettere in pratica il consiglio: crea un foglio diviso in due colonne “Cose che amo” e “Cose che non amo”. A loro volta, le colonne sono divise in due righe: “Cose in cui sono bravo” e “Cose in cui non sono bravo”. Cerca di trascorrere molto più tempo nella casella in alto a sinistra in cui avrai inserito “Cose che amo e in cui sono bravo”.
Cose che amo | Cose che non amo | |
Cose in cui sono bravo | ||
Cose in cui non sono bravo |
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Connettiti con la tua missione personale
Il secondo step suggerito da Victoria Song è di pensare a perché ciò che stai facendo è importante, anziché alla paura di fallire. Cerca di collegare ogni compito, sfida e obiettivo alla tua missione, anziché spuntare le cose “già fatte” dalla tua lista. Questo ti ispirerà e ti darà energia.
Quello che puoi fare nell’immediato è ancorarti alla visione complessiva del tuo progetto. Àncora la visione alla tua missione, al perché è importante per te e per l’azienda. Ascolta il sistema nervoso che si rilassa. La tua attenzione si sposterà sulle soluzioni, non più sui problemi.
Prenditi del tempo per rilassare la mente
Molte delle persone che sono in burnout non riescono mai a rilassarsi veramente. Anche in vacanza. Riuscire a tenere il proprio sistema nervoso in pace è un modo per assicurarsi che ci sia sempre energia mentale per affrontare i propri compiti quotidiani. Abituare mente e corpo a essere sempre attivi fa dimenticare come ci si rilassa. Il corpo del resto tende a ripetere ciò a cui lo alleni. Essere sempre in tensione renderà più difficile capire come rilassarti.
Quello che puoi fare è pianificare sul calendario dei momenti di relax. Non importa che sia una passeggiata all’aperto, nella natura, una lezione di yoga, l’ascolto di musica. L’importante è entrare in connessione col proprio corpo e “spegnere la mente”.
Scegliere quali carburanti utilizzare per la propria mente determina la qualità dei risultati. Adoperare carburanti “rinnovabili” consente di ottenere di più, senza esaurirsi.
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