Programmatore autodidatta, crea Instagram a 26 anni: storia di Kevin Systrom

Programmatore autodidatta, crea Instagram a 26 anni: storia di Kevin Systrom

Come è nato Instagram: dagli esordi (noiosi) in Google alla passione per la fotografia, ecco la parabola del fondatore (ed ex CEO) Kevin Systrom.

“Il vero successo, per me, è arrivato quando i miei genitori hanno iniziato a usare [Instagram]”: queste le parole di Kevin Systrom, il co-fondatore

Il vero successo, per me, è arrivato quando i miei genitori hanno iniziato a usare [Instagram]”: queste le parole di Kevin Systrom, il co-fondatore di Instagram, di fronte al successo del suo social per immagini, tra i più popolari del pianeta, venduto nel 2012 a Facebook per 1 miliardo di dollari. Oggi a 36 anni, dopo aver lasciato definitivamente Instagram, ha un patrimonio di quasi 2 miliardi.

Ecco la sua storia.

Da barista a programmatore autodidatta

Systrom è sempre stato un ragazzo dalle grandi passioni e interessi variegati. Nasce a Holliston in Massachusetts nel 1983 e si appassiona prima ai videogiochi, in particolare a Doom 2, poi alla musica: colleziona dischi e fa il deejay nei club di Boston, quando è ancora in high school.

Sin da molto piccolo dimostra di essere portato per la programmazione. A 12 anni si diverte ad hackerare gli account AOL (America Online) dei vicini, finendo per far bloccare l’account di famiglia.

Si iscrive poi a Stanford, in anticipo sui tempi, deciso a studiare informatica. Cambia però idea, quando, malgrado si applichi 40 ore alla settimana, non riesce ad andare oltre una B al corso di programmazione avanzata. Sceglie quindi management e in sostanza si forma per diventare consulente finanziario.

Nel frattempo, porta però avanti la sua passione per la programmazione, creando siti web per hobby. Uno in particolare, Photobox, evidenzia un’altra sua passione: la fotografia. Il sito, infatti, permette alla sua confraternita, Sigma Nu, di postare online le foto delle feste. Durante il terzo anno di college si trasferisce per un semestre a Firenze. Qui, uno dei suoi professori, appassionato di fotografia vintage, gli mostra una fotocamera economica degli anni ‘80 chiamata Holga. “Mi ha insegnato la bellezza della fotografia vintage e anche delle imperfezioni”, racconta.

Al ritorno a Stanford riesce a entrare nel prestigioso Mayfield Fellows Program, un programma di studio-lavoro che permette agli studenti di entrare nel mondo delle startup, relazionandosi con imprenditori e venture capitalist. Attraverso il programma, Systrom fa un tirocinio con Odeo, startup per podcaster fondata da Evan Williams (che qualche anno dopo fonderà anche Twitter). Systrom non dimenticherà mai quel periodo, né l’adrenalina che si respira nel mondo delle startup.

Durante gli studi a Stanford, il giovane programmatore conosce anche i futuri grossi big della Silicon Valley, in particolare stringe amicizia con Jack Dorsey (l’altro fondatore di Twitter) e Mark Zuckerberg. Quest’ultimo offre a Systrom anche di entrare nella prima squadra di Facebook. Ma Systrom preferisce concludere gli studi e per mantenersi fa caffè e cappuccini in un bar di Palo Alto, il “Caffè del Doge”: quando Facebook vale già 500 milioni di dollari, nel 2006, Zuckerberg troverà Systrom dietro il bancone di quel bar e si chiederà cosa lo abbia spinto a rifiutare un posto in una delle startup più promettenti per fare cappuccini. Alla fine, le strade dei due si incontreranno comunque.

La “noia” in Google e la prima startup Burbn

All’ultimo anno di college, Systrom accetta un lavoro nel marketing di Google, per una paga da 60mila dollari l’anno. In sostanza scrive copy per Gmail e Calendar, ma è annoiato dal lavoro.

Fa domanda per entrare nel dipartimento di sviluppo prodotto, ma Big G chiede, ironia della sorte, una laurea in informatica. Passa quindi nel dipartimento di sviluppo aziendale, ma anche qui gli manca il mondo delle startup che ha sperimentato in Odeo.

Lascia allora Google e trova lavoro in un nuovo progetto web, il sito Nextstop, un social per guide turistiche. Qui impara davvero a programmare come un professionista, studiando di notte e nei fine settimana. La startup sarà poi acquisita da Facebook nel 2010.

A questo punto, Systrom è pronto per il grande passo: creare un progetto suo. Quelli sono gli anni di Foursquare e Zynga, app per fare check-in in negozi e ristoranti in giro per le città. L’idea del giovane startupper è di migliorare questo tipo di servizio, aggiungendo la possibilità di inserire foto ai propri stati. La nuova app si chiama Burbn e trova anche un primo finanziamento da 250mila dollari da Andreessen Horowitz, a patto che Systrom si scelga un co-fondatore. Lo trova in Mike Krieger, anche lui sviluppatore di app, brasiliano, che ha seguito lo stesso programma di Stanford a cui ha partecipato Systrom.

Non ero molto entusiasta delle app basate sulla localizzazione”, racconta Krieger, “Burbn è stata la prima che ho amato davvero”. In particolare, gli piace l’idea delle foto. Systrom allora lo convince a lasciare i suoi progetti e a entrare nella sua startup.

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La fine di Burbn e l’idea per Instagram

La prima mossa dei due è mettere da parte la geolocalizzazione. Arriva quindi la fine di Burbn, mentre lanciano la nuova app Codename, che si fonda solo sulla condivisione delle foto, con funzioni innovative come i commenti. Ma nessuno dei due si sente soddisfatto dall’idea. Esausto e frustrato, Systrom ha bisogno di una vacanza.

Va allora in Messico insieme alla sua ragazza, Nicole Schuetz, imprenditrice nel settore dell’energia, anche lei ex Stanford, e oggi moglie di Systrom. Durante la vacanza, Schuetz si accorge di alcune foto molto belle pubblicate su Codename da un amico in comune, Greg. Perché le sue immagini sono così belle? La risposta: i filtri. E quindi Schuetz suggerisce al futuro marito: “Beh, allora anche la tua app dovrebbe avere i filtri”.

All’improvviso, Systrom ricorda la fotocamera Holga che ha imparato a conoscere in Italia: passerà il resto di quella giornata su un’amaca, a programmare X-Pro II, il primo filtro della storia di Instagram. Tornato a San Francisco, crea altri due filtri, Hefe e Toaster, e Insieme a Krieger, poi, trova un nuovo nome per l’app, nato dalla combinazione di “instant” e “telegram”. Gli early adopter del nuovo social saranno i suoi vecchi amici di Stanford e del mondo startup, in particolare Jack Dorsey, che a quel punto è già molto seguito per via del successo di Twitter. Instagram viene lanciata ufficialmente sullo store iOs il 6 ottobre 2010, trovando subito spazio su siti di tecnologia molto seguiti come TechCrunch. La “promozione” di amici come Dorsey farà il resto: nel giro di 24 ore, l’app è già installata su 25mila iPhone.

Da qual giorno, la nostra vita è cambiata per sempre”, racconta Systrom.

La crescita è impressionante. Centomila download nella prima settimana, 7 milioni nel giro di 10 mesi, 10 milioni due mesi dopo. Quando ad aprile 2012 l’app arriva su Android, i download sono più di un milione nel giro di un giorno.

Quello stesso mese, Mark Zuckerberg compra Instagram per 1 miliardo di dollari. Systrom e Krieger restano in azienda fino al 2018, quando si dimettono rispettivamente da CEO e CTO, sembra per via delle tensioni crescenti con il management di Facebook:

«Negli ultimi sei anni – scrivono i due al momento dell’addio – siamo cresciuti da 13 dipendenti a più di mille, con uffici in tutto il mondo. Il tutto mentre costruivamo prodotti utilizzati e amati da una comunità di oltre un miliardo di persone. Ora siamo pronti per un nuovo capitolo».

Dopo l’addio, Systrom e Krieger non si sono fatti vivi per un po’ nel mondo del tech, fino all’esplosione della pandemia da Coronavirus, quando i due hanno lanciato un progetto chiamato rt.live per tracciare in tempo reale il tasso di trasmissione del virus in ogni stato USA.

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Programmatore autodidatta, crea Instagram a 26 anni: storia di Kevin Systrom

di Giancarlo Donadio Tempo di lettura: 5 min
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