Su quali valori misuri la tua esistenza?

Su quali valori misuri la tua esistenza?

La lezione di Clayton M. Christensen agli studenti della Harvard Business School su come gestire la propria vita e misurare l'esistenza.

L'ultima crisi economica ha ridefinito gli obiettivi e le priorità di intere generazioni. Per i Millennials, l'idea di successo è cambiata radicalment

L’ultima crisi economica ha ridefinito gli obiettivi e le priorità di intere generazioni. Per i Millennials, l’idea di successo è cambiata radicalmente. Guadagnare soldi, acquistare prodotti e con essi consenso sociale, non sono più visti come stili di vita che valga la pena perseguire.

Sono le esperienze a definire le nuove generazioni. Esperienze e relazioni. Non conta tanto quanti soldi ho guadagnato, conta di più come ho influito in maniera positiva nella vita delle persone. Il cambio di paradigma era già evidente qualche anno fa.

Nel 2010, Clayton M. Christensen, autore di volumi best-seller come Fare i conti con la vita: Dalle regole del management alla scoperta dei veri valori dell’esistenza e Il dilemma dell’innovatore: Come le nuove tecnologie possono estromettere dal mercato le grandi aziende, ha tenuto un discorso agli studenti della Harvard Business School (HBS). Un discorso sul management. Ma non sul management aziendale, anzi. Il punto focale riguardava la propria vita. How Will You Measure Your Life? Come misurerai la tua vita? Su quali principi sarà giudicata? Il titolo italiano ci sembra particolarmente azzeccato: Fare i conti con la vita. Dalle regole del management alla scoperta dei veri valori dell’esistenza.

Christensen parte dalla propria esperienza di fede e di vita (Christensen ha lottato contro il cancro e ne è uscito vincitore) per condividere con studenti e non, credenti e non, dei principi universali, i veri valori dell’esistenza appunto. E lo fa applicando i principi del management.

“Nel corso degli anni, ho visto svolgersi le vite e i destini dei miei compagni della classe del ’79 all’HBS; ho visto sempre più persone infelici, divorziate e alienate dai propri figli. Posso garantirvi che nessuno di loro si è laureato con l’obiettivo di divorziare e crescere dei bambini che sarebbero poi diventati degli estranei. Eppure, una percentuale spaventosa di loro ha seguito proprio questa strategia. La ragione? Non hanno mantenuto fissi gli obiettivi della propria esistenza, mentre decidevano come spendere il proprio tempo, i propri talenti e le proprie energie”.

Scuola di management. Scuola di vita

Durante le lezioni di Christensen, lo schema è più o meno sempre lo stesso. Innanzitutto, il prof trasmette agli studenti le teorie della buona gestione amministrativa e aziendale e su quali valori essa si basa. Su questi principi generali, gli studenti sono stimolati a ragionare sul lavoro da general manager. In ogni lezione, i giovani sono spinti ad analizzare una singola azienda, attraverso i principi loro insegnati.

Nell’ultimo giorno di lezione, ho chiesto ai miei studenti di rivolgere queste teorie a se stessi, per trovare risposte convincenti a queste tre domande: Primo, come posso essere sicuro che sarò felice nella mia carriera? Secondo, come posso essere sicuro che le mie relazioni con il mio coniuge e la mia famiglia diventino una durevole fonte di felicità? Terzo, come posso essere certo di non andare in prigione?”.

La terza domanda può sembrare strana: Christensen intende interrogare gli studenti su come vivere un’esistenza secondo principi morali sani, mantenendo la propria integrità.

Che cosa c’entra il management aziendale con tutto questo? C’entra, per due ragioni.

Innanzitutto, la vita privata e la vita lavorativa non sono mondi a compartimenti stagni. Hanno il potere di influenzarsi a vicenda: una persona soddisfatta del proprio lavoro, avrà la possibilità di vivere con maggiore serenità la propria vita sociale e familiare. E viceversa: relazioni soddisfacenti possono dare un senso all’esistenza, rendendo più leggeri anche i compiti più gravosi.

La seconda ragione è che “il management è la più nobile tra le professioni se praticata bene. Nessun altra occupazione offre tante possibilità di aiutare gli altri a imparare e crescere, a prendersi le proprie responsabilità, a riconoscere i propri risultati e a contribuire al successo del team. Molti studenti del Master in Business Administration (MBA) vengono a scuola pensando che la loro carriera aziendale riguardi gli acquisti, le vendite e gli investimenti. Chiudere accordi commerciali non può essere paragonato alla profonda soddisfazione di migliorare le persone”.

Ecco quindi alcune teorie di gestione aziendale, potenzialmente utili per “misurare” la propria esistenza e vivere una vita più piena e significativa.

Scegli una strategia di vita

Partiamo da qui: come possiamo essere sicuri che le nostre relazioni familiari siano una fonte perpetua di felicità? “Dico sempre ai miei studenti che l’HBS può essere l’ultima occasione della vita per ragionare in profondità su questa domanda.  Se pensano che avranno più tempo ed energie per pensarci dopo, sono dei pazzi: la vita diventa sempre più piena” dopo quegli anni.

La chiave, in azienda come nella vita, è di ragionare sulle strategie a lungo termine. Molto spesso, il management di un’azienda investe in atti e iniziative che offrano un ritorno immediato e tangibile, a discapito dei progetti a più ampio respiro.

Per tradurre questa strategia in termini concreti, Christensen racconta un periodo dei suoi anni di studio.

Decisi di passare un’ora, ogni notte, a leggere, pensare e pregare sul perché Dio mi avesse messo su questa terra. Era un impegno piuttosto gravoso da mantenere: ogni ora passata in questo modo, era un’ora sottratta ai miei studi di econometria applicata. Ero molto combattuto: potevo permettermi di togliere tempo allo studio? Alla fine ho deciso di mantenere l’impegno e ho, infine, compreso lo scopo della mia vita. È stata la scoperta più utile che abbia mai fatto”.

Chi non riesce a capirlo, spiega Christensen, è come una nave senza timone nei mari più agitati della vita.

Alloca le risorse

Tempo, energie e talento: sono le risorse di cui ciascuno di noi dispone. Decidere come allocarle darà forma concreta alla propria strategia di vita. Sono risorse limitate, è ovvio. Quanto di me stesso posso dedicare a ciascuno dei miei obiettivi nella vita? Obiettivi che possono essere tanti e magari in conflitto: avere una bella relazione con mia moglie, crescere dei figli in gamba, contribuire alla comunità in cui vivo, avere successo nella carriera, contribuire alla mia chiesa (partito, associazione) e così via.

Le persone che sono spinte a eccellere hanno una propensione inconscia a non investire abbastanza nelle proprie famiglie e a sovrastimare le proprie carriere. Questo avviene anche se pensano che delle relazioni intime e amorevoli con i propri familiari siano la più potente e durevole fonte di felicità”.

Prima di allocare le nostre risorse, quindi, individuiamo le nostre priorità e dedichiamo a ciascuna il giusto tempo e le giuste energie. Senza dare nulla per scontato.

Crea una cultura (aziendale)

Una delle competenze manageriali più importanti è la capacità di sollecitare la cooperazione tra le persone. Riuscire a stabilire la giusta rotta nella vita non serve a nulla se non siamo in grado di comunicarla agli altri, alle persone che ci sono vicine. Una “cultura condivisa” (in azienda, come in famiglia) dispone di metodi, provati e accettati da tutti, con cui i membri del gruppo affrontano i problemi ricorrenti, dando priorità alle diverse questioni.

Sono due gli strumenti di analisi per capire se stiamo creando una “cultura condivisa”:

  • I partecipanti all’impresa sono tutti d’accordo sugli obiettivi da raggiungere?
  • I partecipanti all’impresa sono d’accordo su quali azioni produrranno i risultati sperati?

Quando c’è disaccordo su entrambi i campi occorre intervenire tempestivamente con gli strumenti a disposizione.

Quando tutto funziona alla perfezione, le persone “condivideranno le proprietà e seguiranno le procedure per istinto, piuttosto che per una decisione conscia”. Ed è così che sapremo se una cultura condivisa esiste e funziona.

In ambito familiare, questo si traduce secondo Christensen nella trasmissione di valori e comportamenti etici ai propri figli. “Le famiglie, come le aziende, hanno una propria cultura. Essa può essere costruita consciamente oppure evolvere inconsapevolmente. Volete che i vostri figli crescano con una buona autostima e la consapevolezza di poter risolvere problemi anche difficili? Questo non avverrà magicamente, a un certo punto della crescita. È necessario formare queste qualità all’interno della cultura familiare. E dovete agire presto. Proprio come i dipendenti, i figli costruiranno la propria autostima compiendo compiti difficili e imparando di volta in volta le soluzioni che funzionano”.

Evita l’errore dei “costi marginali”

Come restare fuori di galera? La terza domanda può essere affrontata pensando ai costi marginali. “Applichiamo questa dottrina inconsciamente, quando dobbiamo scegliere tra giusto e sbagliato”. L’idea è: se stabiliamo un principio nella nostra vita (non dire bugie, per esempio) dobbiamo applicarlo a tutte le situazioni della vita. Spesso, invece, troviamo delle scappatoie. Ci diciamo che “in questa situazione particolare, solo per stavolta, va bene infrangere la regola ”.

La giustificazione per l’infedeltà e la disonestà, in tutte le loro manifestazioni, risiede nel costo economico marginale di quel “solo per questa volta””. Il problema, sostiene Christensen, è che non sappiamo questo tipo di ragionamento dove ci porterà.

Sii umile

Una delle caratteristiche principali delle persone umili è che hanno un alto livello di autostima. Sanno chi sono e si sentono a proprio agio con ciò che sono. Allo stesso tempo, l’umiltà spinge a stimare anche gli altri.

Decidere di affrontare la vita con questo atteggiamento, ti aiuterà a imparare tanto, da tutti.

Subito dopo aver finito gli studi, “la grande maggioranza delle persone con cui interagisci ogni giorno non sarà intelligente e preparata come te. Se pensi che solo le persone più intelligenti di te possano insegnarti qualcosa, le tue opportunità di apprendimento saranno davvero limitate”.

Scegli il giusto metro

Nel suo percorso, Christensen ha concluso “che il metro con cui Dio valuterà la mia vita non saranno i dollari ma le vite delle persone che sarò riuscito a toccare. Non preoccupatevi del prestigio che avrete acquisito; preoccupatevi piuttosto di come avrete reso gli individui delle persone migliori. Questa è la mia raccomandazione finale: pensa al metro con cui la tua vita sarà giudicata e sii risoluto nel vivere ogni giorno secondo tale metro, fino alla fine. In questo modo, la tua vita sarà giudicata un successo”.

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Su quali valori misuri la tua esistenza?

di Gennaro Sannino Tempo di lettura: 7 min
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